BLOG TOUR, FUMETTI E CO., GRAPHIC NOVEL

BlogTour – Qui c’è Tutto il Mondo – C. Alicata, F.Paris – Tunué

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“Qui c’è tutto il mondo” è la storia di Anita e delle sue due amiche: Tina, con cui condivide l’energia e la vitalità, entrambe mal disposte a essere incanalate nei binari di un comportamento femminile canonico, e Elena, una bambina con un soffio al cuore, delicata ma capace di comprendere la diversità e non rifiutarla. È proprio questo attrito fra ciò che si sente e ciò che si viene costretti a essere quello che Anita vive sulla propria pelle nella maniera confusa e incerta, ma istintiva e sincera, tipica dei ragazzi. Basta preferire gli abiti comodi dei maschietti (come quelli del fratellino Filippo) o giocare a calcio per provare già difficoltà a inserirsi e per venire additati come diversi. Un graphic novel di formazione delicato e coinvolgente.

“Qui c’è tutto il Mondo” è una storia che non ti aspetti, una storia delicata e dagli spunti interessanti, una storia di formazione ambientata fra il 1984 e il 1985, in quello che non è sicuramente ricordato come un periodo storico idilliaco per una bambina che, dal sud si trasferisce al nord per il lavoro del padre, in cui gli stereotipi abbondano, un periodo in cui la Guerra Fredda e il pericolo della Bomba Atomica terrorizzano il mondo.

Anita è in quel periodo della vita in cui tutto risulta soffocante e il proprio Io fa fatica ad affacciarsi, un periodo di confusione e di tormenti interiori e smarrimento che qualsiasi pre-adolescente assapora.

Anita nota le differenze fra la sua vita da femminuccia e quella del suo fratellino, ciò che è socialmente giusto e sbagliato per lei, ciò che è “normale” fare perchè non è nata maschio, il tema degli stereotipi di genere è molto presente e pressante nella storia.

Il mondo di Filippo era un mondo fatto di scarpe confortevoli, grembiuli corti per correre comodi, di giochi all’aria aperta. E il mio, il mio mondo – quello delle femmine – invece era un mondo scomodo, di scarpe strette, di biciclette solo per strade lisce, di giochi da fare in casa, possibilmente sedute e senza sudare.

Anita deve però anche lasciare la sua casa per trasferirsi lontano in un paesino nel Bergamasco, in quello che sarà ricordato come l’inverno più rigido del ‘900.

Il prologo mi ha molto emozionata, mi ha ricordato la mia infanzia passata fra le vigne di mio zio e il momento in cui l’estate finiva e dovevo tornare a casa, il senso di vuoto nel lasciare un posto che chiamavo casa, un luogo che amavo ma che mia madre odiava.

La nostra piccola protagonista si trova ad affrontare fra le tante difficoltà, anche un’ombra che si insinua lentamente nelle loro vite: sua madre lentamente e sottilmente cambia il suo modo di essere, in quella che è la spirale distruttiva di una malattia schizoide e depressiva, Anita non riesce a comprendere i problemi della madre e arriva quasi ad odiarla per quella che crede sia cattiveria nei suoi confronti, ma che nella realtà è la sintomatologia della malattia, arriva anche a cercare di aiutarla attraverso metodi “non convenzionali”, ma il tutto sembra peggiorare la situazione.

Anita lega con due bambine, che ben presto diventano sue grandi amiche, Tina, una ragazzina sopra le righe, un po’ maschiaccio e un po’ ribelle, che in fondo è profondamente infelice, e la piccola Elena il suo opposto, una bambina educata e dai vestitini rosa che vive con la nonna. In uno dei pomeriggi trascorsi insieme decidono di escogitare un piano per abbandonare quello che è l’intricato mondo della vita adulta, da quelle che sono le loro paure e le loro difficoltà che non riescono a comprendere.

Le tavole sono molto emozionanti ed evocative, il tratto è in linea con il periodo che ci viene presentato, gli anni ’80, la tavolozza di colori va da un richiamo generale al seppia fino alle tonalità più fredde e grigiastre, a volte cupe, che incontriamo nei momenti più drammatici della storia.

Il finale è molto aperto e sospeso, il che è accettabile se ci sarà un seguito, ma che invece rovina una storia perfetta se fosse il finale definitivo, in questo caso la storia potrebbe essere chiusa in maniera differente e meno frettolosa; è solo per questo motivo che non do voto pieno.

Ringrazio la CE per la copia e le ragazze del BlogTour per la possibilità.

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