LIBRI

PIRANESI – Susanna Clarke

  • Editore: Fazi Editore
  • Collana: LAINYA
  • Copertina Flessibile: 267 pagine

TRAMA

Piranesi vive nella Casa e giorno dopo giorno esplora le sue stanze, tenendo traccia delle stesse e delle imponenti statue che le riempiono. Riporta anche le minacce periodiche di questo luogo, maree improvvise e violente, che pare aver trovato modo di prevedere. Due volte a settimana, il protagonista, si incontra con l’Altro, l’unica persona che sembra abitare quei luoghi oltre a lui, per aggiornarsi “reciprocamente” degli accadimenti della Casa. Ma è la comparsa di strani messaggi a stravolgere la quotidianità dello Studioso, titolo che Piranesi da a sé stesso, che inizia a mettere in dubbio persino la propria integrità mentale.

RECENSIONE E IMPRESSIONI PERSONALI

Nonostante il mare di opinioni contrastanti su questo titolo, grandi elogi e insoddisfazione, posso dire di capire entrambi i punti di vista. Questo perché sono riuscita a mettere un po’ da parte le problematiche, vedere tra le righe e oltre il libro stesso.

Direi di soffermarmi sulla problematica che è stata la più evidente a mio parere e che è madre di quasi tutte le altre presenti, ovvero, il linguaggio. Questo risulta troppo semplicistico e colloquiale, per un libro che sembra voler portare il lettore a trascendere lo spazio e il tempo, a favore della una visione onirica del mondo interiore. Questo, purtroppo va anche a confondere molto i personaggi, nonostante il libro abbia una narrazione in prima persona. I dialoghi, in modo particolare evidenziano ciò: i personaggi si esprimono nello stesso identico modo, perciò, nonostante i ruoli ben definiti, le affermazioni di ciascuno, sono perfettamente interscambiabili. Anche la narrazione in prima persona risulta problematica, in quanto ci si aspetta, con tale scelta, di avere un’introspezione più marcata, in grado di creare un fondamentale legame empatico con il protagonista. Cosa che purtroppo non avviene. Di conseguenza a ciò, mi sono ritrovata a fare un’iperanalisi di questo titolo, scovando, lavorando di voli pindarici, simboli ed elementi riferibili a una parabola sulla malattia mentale.

Perché rimuginarci così tanto? Probabilmente per cercare di dare un senso a un libro che fin oltre la metà sembra non portare da nessuna parte, sembra prendere per i fondelli il lettore raccontando tutto e nulla allo stesso tempo.

Partiamo dalla situazione iniziale di Piranesi che è nel pieno della propria malattia, essendo inconsapevolmente prigioniero della propria mente, della quale ha l’illusione di avere il controllo. È con l’introduzione dei diari (scritti prima dell’insorgere della malattia), che vediamo inizialmente un rifiuto di possesso per ciò che vi è contenuto e un inizio di presa di coscienza, in seguito. Questa rivelazione porta ai dubbi sull’Altro che, in questa grande metafora, impersona la malattia stessa: finché non ci si accorge che si tratta di un elemento tossico e pericoloso, se ne ha fiducia/illusione di conoscenza. Da questo momento in poi si susseguono simboli delle fasi della “guarigione”. La presa di coscienza appunto; l’introduzione di un soggetto che si insinua nella mente per aiutare, la figura del terapista, rappresentata da Raphael che riesce ad arrivare alla Casa per cercare Piranesi; le indagini, come processi mentali singoli per la comprensione del proprio stato e del riconoscimento dell’alterazione nella percezione di sé; la reticenza di Piranesi nel lasciare la Casa, che come nelle prime fasi di una terapia, simboleggia la difficoltà di sbloccare la situazione; l’identificazione del trauma/evento scatenante della patologia, che in questo caso è il Rituale che viene compiuto a insaputa del protagonista e che lo catapulta nel Mondo delle Idee.

Potrei andare avanti, ma ve lo risparmio. Sarebbe tutto molto bello se non fosse per il finale: dopo tutta questa parabola, nemmeno troppo evidente, si arriva a quella che dovrebbe essere una prosecuzione del percorso del protagonista per il proprio futuro. Invece no. Vediamo una battuta d’arresto quasi improvvisa e ingiustificata. Nessuna prospettiva a differenza del desiderio precedente di verità, l’unico pensiero è quello della certezza che il Mondo delle Idee sia la sua vera casa, che sia preferibile alla realtà, che ci sia la speranza (quasi certezza) di tornare per poi non uscirne più del tutto; la percezione di essere stato strappato dal suo vero posto nel cosmo. In sostanza smette anche di provarci. Se l’intenzione di questo testo era quello che ci ho visto, il messaggio finale è quanto di più malsano ci potesse essere. Dovrebbe essere un libro che faccia riflettere sui disturbi mentali, che dimostra, per quanto sia difficile, che si può stare meglio. E io ci speravo che il finale fosse portasse in questa direzione. Invece no. Inneggia alla chiusura personale, al non affrontare una terapia con l’intenzione di star bene per sé stessi, ma solo per accontentare una richiesta altrui; a considerare le persone che ci circondano come degli estranei, tenendole alla larga e non dando loro la possibilità di supportare un caro che ne ha bisogno.

In definitiva, ho capito il perché a molti è piaciuto e perché molti lo hanno trovato insulso, ho apprezzato molto l’intento, seppure fosse difficile da identificare, tranne che per il finale.

Ve lo consiglio? Dipende. Da molti fattori in effetti, ma ciò che posso dire è che si tratta di un testo che necessita di un’attenzione particolare, non di certo da leggere per soli intrattenimento e svago.

Buone letture

Kam ❤

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