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Review Party – Hunger Games – S. Collins – Mondadori

Quando Katniss urla “Mi offro volontaria, mi offro volontaria come tributo!” sa di aver appena firmato la sua condanna a morte. È il giorno dell’estrazione dei partecipanti agli Hunger Games, un reality show organizzato ogni anno da Capitol City con una sola regola: uccidi o muori. Ognuno dei Distretti deve sorteggiare un ragazzo e una ragazza tra i 12 e i 18 anni che verrà gettato nell’Arena a combattere fino alla morte. Ne sopravvive uno solo, il più bravo, il più forte, ma anche quello che si conquista il pubblico, gli sponsor, l’audience. Katniss appartiene al Distretto 12, quello dei minatori, quello che gli Hunger Games li ha vinti solo due volte in 73 edizioni, e sa di aver poche possibilità di farcela. Ma si è offerta al posto di sua sorella minore e farà di tutto per tornare da lei. Da quando è nata ha lottato per vivere e lo farà anche questa volta. Nella sua squadra c’è anche Peeta, un ragazzo gentile che però non ha la stoffa per farcela. Lui è determinato a mantenere integri i propri sentimenti e dichiara davanti alle telecamere di essere innamorato di Katniss. Ma negli Hunger Games non esistono gli amici, non esistono gli affetti, non c’è spazio per l’amore. Bisogna saper scegliere e, soprattutto, per vincere bisogna saper perdere, rinunciare a tutto ciò che ti rende Uomo.

Come ricordare ai Ribelli che sono sotto il giogo della Capitale e che la loro è una libertà apparente?

Semplice, basta ricordarglielo ogni volta che sia possibile, e soprattutto ogni anno tramite gli Hunger Games, spietati “giochi”/reality show in cui due giovani, un ragazzo ed una ragazza, per ognuno dei 12 distretti, si affronteranno in una lotta all’ultimo sangue e solo uno di loro ne uscirà vincitore.

Privando ogni distretto di due giovani tributi, la Capitale impone la memoria di quel passato di ribellione, per far si che ogni flebile animo rivoltoso muoia giorno per giorno.

Katniss è la nostra protagonista, non l’ho mai amata particolarmente ma, con questa rilettura ho apprezzato maggiormente il suo personaggio, certo, per me resterà sempre alquanto antipatica per la maggior parte delle volte, ma ho dato molto più peso a tutte le sue scelte coraggiose – tranne una, ma non è il momento di parlarne.

Katniss è una sopravvissuta, in un mondo in cui patire la fame è la normalità, in cui lei non ha più un padre ed è come se non avesse neanche una madre; lei lotta, lotta per sopravvivere e per far sopravvivere la sua famiglia.

Poco più che una bambina, impara a cacciare rischiando la propria vita per permettere la sopravvivenza della propria famiglia, ancora per un giorno. Nei boschi troverà un alleato che diventerà il suo più caro amico, o forse qualcosa di più, Gale.

Katniss sceglie di offrirsi volontaria come tributo per salvare Prim, sua sorella minore, andando incontro a morte quasi certa, insieme al tributo maschio, Peeta, il dolce e tenero figlio del fornaio – N.B. io proprio non lo sopporto Peeta, non me ne vogliate.

Katniss è stanca di essere una pedina nelle mani del Presidente Snow, Katniss non è un’assassina, Katniss non è un’eroina, ma Katniss è coraggiosa e furba, Katniss è umana.

Una delle cose che proprio non digerisco nei libri sono i triangoli amorosi, soprattutto perchè nel 90% delle volte la ragazza non è mai decisa, sfrutta un po’ entrambi e alla fine non sceglie neanche di sua volontà, ma loro continuano a morirle dietro, anyway, sono e sarò sempre #teamGale

Hunger Games è uno dei pochissimi libri che ho apprezzato scritti in prima persona, creare una storia così credibile usando la prima persona è difficilissimo, ed ottenere un risultato così riuscito è davvero un’impresa, la Collins sa il fatto suo.

L’idea di base, il mondo creato, le dinamiche di questa società sono pazzesche e originali, lo stile di scrittura, i personaggi sono credibili e profondi, l’empatia che si crea con ognuno di loro è eccezionale, non posso negare che questa sia una delle mie serie distopiche preferite.

Avete letto questa serie? Visto i film?

La rilettura non poteva che comportare anche un rewatch selvaggio della serie, diciamo Grazie Italia 1 !

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