

Questi di cui vi parlerò sono i primi due volumi del manga I hear the sunspot a cui faranno seguito altri tre volumi.
Ci troviamo di fronte al genere shōnen’ai, ovvero alla storia d’amore tra due ragazzi dello stesso sesso.
Devo nuovamente complimentarmi con la casa editrice Flashbook edizioni che, come in Qualia under the snow, anche in questi due volumi mi ha fatta totalmente ricredere su questo genere di manga, portando alla luce la bellezza dei rapporti umani, dal momento in cui nascono, fino alla loro crescita personale in cui le vite di ogni protagonista si fonde, mettendo in secondo piano la mera relazione amorosa che si viene a creare di conseguenza.
Un altro punto a favore delle edizioni Flashbook l’ha sicuramente la bellezza, l’eleganza e la delicatezza delle copertine, sia dei colori, sia delle raffigurazioni.
Ma ora, passiamo alla storia.

Nei primi volumi di I hear the sunspot si viene travolti dalla goffaggine e dall’esuberanza di Taichi, un ragazzo universitario schietto e vivace alla ricerca di un lavoro da svolgere dopo il diploma. Sarà proprio durante il disperato tentativo di essere assunto, che cadrà (nel vero senso della parola! ) quasi addosso a Kohei.
Kohei , anche lui universitario, è totalmente diverso da Taichi. All’apparenza, sembra freddo, distaccato e rifiuta completamente i contatti con il resto dei suoi coetanei creando così non poche incomprensioni.
Kohei però soffre di un deficit uditivo che, a poco a poco, gli sta cancellando qualsiasi ricordo dei suoni del mondo. Lui vive una vita ovattata, fatta di silenzio, qualche sibilo fastidioso, ma senza alcun ritmo che scandisce normalmente la vita di ognuno di noi. Non avverte più il suono della sveglia, il traffico, le voci intorno a lui…
Per questo motivo negli anni è stato allontanato da amici, ha sopportato la pietà con cui le persone lo osservavano e ha deciso di evitare qualsiasi contatto con gli altri, avendo come consigliera e amica la sua stessa solitudine.

Taichi lo travolge, con la sua allegria, la sua sfrontatezza e per un buon bento sarà il prendi-appunti di Kohei , aiutandolo a seguire al meglio le lezioni. Taichi dimostra che i problemi uditivi di Kohei per lui non sono affatto un problema, tanto che ama trascorrere anche parte del suo tempo libero con lui, a prescindere dall’incarico scolastico che deve svolgere.
Anche Taichi, nel corso della storia, si aprirà a Kohei raccontando il passato turbolento che ha vissuto dopo il divorzio dei suoi genitori e il trasferimento da suo nonno.
Anche dietro un sorriso apparente, si può celare un dolore mai rivelato…
Kohei avverte la luce che Taichi ha portato nella sua vita, ne sente perfino il rumore, il rumore della felicità ritrovata. Finalmente non si sente più trattato da disabile, ma come persona.

Gradualmente, Kohei inizia a nutrire sentimenti forti per Taichi e quest’ultimo riconoscerà che anche in lui qualcosa sta crescendo…
La relazione tra i due ragazzi non sarà priva di ostacoli, vivranno infatti molti momenti di allontanamento, di silenzi e di cose non dette che però farà crescere sempre di più l’affetto provato da entrambi, come un fuoco che partendo da un piccolo legno, si espande in un’intera foresta.
L’udito di Kohei peggiora ulteriormente e si fa strada nella mente del ragazzo la paura di non sentire più la voce di Taichi, l’unica fino a quel momento che continuava a percepire.

Come si evolverà il loro rapporto?
Questa è una storia completa, in cui c’è tutto ciò che io vorrei sempre trovare in un manga.
C’è un’introspezione forte della vita dei personaggi, il tema della disabilità, sia dal punto di vista di chi ne è affetto, sia dal punto di vista della società. C’è un rimando all’infanzia, un’osservazione profonda e delicata di alcuni traumi che molti bambini subiscono, c’è l’amicizia, quella viscerale , autentica, quella forte come una roccia su cui ci si può sempre appoggiare e c’è l’amore. Il tratto di Yuki Fumino è delicato, leggero e sensibile, alternando momenti di sorrisi, di pianti e di imbarazzo, proprio come se noi lettori stessimo spiando dalla serratura di una porta i protagonisti. Le espressioni di Kohei e Taichi sono così reali che sembra di averli come amici.
Da loro si torna davvero a braccia aperte ed io non vedo l’ora di rivederli!
